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Banche italiane e criptovalute

La Consob, autorità di regolamentazione della Borsa valori, ha avvertito dei rischi per il mondo delle banche dalla deregulation della finanza decentralizzata e dall’eccessivo diffondersi del mercato delle criptovalute.


Intesa San Paolo, altro colosso bancario italiano ha praticamente seguito le direttive della Consob, e non ha ancora incluso tra i suoi servizi di investimento quello per le criptovalute, proprio a causa della mancanza di un quadro regolatorio della materia. Ma nello stesso sono circa cinque anni che la banca guarda con molto interesse alla tecnologia blockchain, come si può leggere dal blog del sito aziendale


“L’esperienza di Intesa Sanpaolo nella blockchain è iniziata cinque anni fa e da questo ambito il Gruppo si attende risultati rilevanti nei prossimi anni. La blockchain è infatti una tecnologia che ha attratto da subito l’attenzione del mondo finanziario – e non solo – perché promette di garantire trasparenza e immutabilità delle informazioni e dei beni scambiati, consentendo una maggiore semplificazione ed efficienza nel lancio di nuovi modelli e servizi di business.”



Chi invece si distingue dalle altre banche italiane sul tema criptovalute, sembra essere Banca Generali.


Dopo aver siglato un accordo di partnership, nel dicembre del 2020, con l’exchange italiano Conio, l’istituto di credito dello storico gruppo assicurativo italiano, ha annunciato che molto presto offrirà ai suoi clienti la possibilità di investire in criptovalute.


Sarebbe il primo caso di istituto bancario italiano ad offrire un servizio di compravendita di criptovalute, ma è probabile che presto altri istituti bancari possano aggiungersi all’istituto triestino e allargare la loro offerta di servizi di investimento per i clienti anche al settore delle valute digitali.

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